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curiosità , riciclo
25 Marzo 2023
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Abilmente primavera 2025

Stooping: la spazzatura di qualcunə è il tesoro di qualcun altrə

Lo sanno bene a Berlino, ad esempio, dove da tradizione esiste una pratica urbana per cui tutto ciò che abbiamo in casa e non ci serve o piace più (asciugamani, tende, materassi, cuscini, mobili, lampade, sedie, divani, libri, dvd, utensili da cucina, etc…) si mette fuori dalla porta, nei cortili interni dei palazzi o per strada, in attesa di qualche passante interessato ad uno o più oggetti esposti.

Questa usanza è così comune e diffusa nella capitale tedesca, e in altre città della Germania, che ormai nemmeno si lascia più, sopra il tesoro in mostra e in regalo, il cartello con la scritta “Zum Vershenken!” (da dare via) o “Zum Mitnehmen!” (da portare via): quando vediamo un mucchio di cose per strada, raggruppate sul marciapiede, magari raccolte in uno scatolone, una valigia o un carrello della spesa, significa che qualcuno se ne vuole liberare e chiunque è libero di prendersele.

Grazie ad una maggiore consapevolezza ecologica ed una cultura del riciclo in crescita a livello globale, questa vecchia tradizione tedesca sta diventando un’abitudine urbana internazionale. Anche perché – come spesso accade – ciò che in qualche modo si afferma a New York, diventa presto un trend in tante altre città del mondo occidentale.


New York: dalla pratica underground “mongo” al social trend “stooping”

L’usanza germanica, considerata la sua dimensione collettiva, è stata fino a poco tempo fa un’eccezione ma nelle metropoli c’è da sempre una sorta di “caccia alla spazzatura”: un oggetto che ha esaurito la sua funzione per qualcuno può rivelarsi ancora desiderabile per tante altre persone e, nonostante l’usura ed eventuali difetti, può comunque essere valorizzato e trasformato in qualcos’altro, persino qualcosa di prezioso se capita nelle mani di una mente creativa che magari – con un po’ d’immaginazione e saper fare – realizza capolavori di upcycling!

Mongo: avventure nell’immondizia

Vent’anni fa si definiva mongo la pratica underground di rovistare fra i rottami e recuperare oggetti buttati via ma secondo il Cassell Dictionary of Slang è dal 1980 che in America – o meglio, nel gergo di New York – si usa questo termine per indicare qualsiasi oggetto scartato e recuperato.

Quando il giornalista Ted Botha si è trasferito a Manhattan dal Sud Africa, dove le persone costruivano case con ciò che gli altri consideravano spazzatura, ha decorato il suo appartamento con mobili trovati per strada e ben presto si è reso conto di non essere l’unico a trovare cose di valore nella spazzatura. Così ha iniziato a vagare per le strade della Grande Mela, soprattutto di notte, incontrando collezionisti di ogni genere, accomunati dalla solita passione e ossessione per il mongo.

Su queste sue “avventure nell’immondizia“, ci ha scritto poi un libro, pubblicato nel 2004 e tradotto in italiano nel 2006. Le ragioni per raccogliere mongo (materiali o oggetti di scarto, recuperati e riutilizzati) sono tante: alcuni lo fanno per arredare casa, altri per divertimento oppure come atto politico, altri ancora per dipendenza. C’è chi fruga tra i rifiuti per scelta o per necessità.

Nel suo libro, Ted Botha ci presenta un curioso campionario umano: dalla casalinga al senzatetto, dal ragioniere al consulente informatico, dall’impiegato di banca al collezionista a tempo pieno. Ci sono persone che si procurano la cena nei cassonetti dei ristoranti, c’è chi trova gioielli nelle fogne dei quartieri alti e chi invece ha creato una delle più grandi collezioni di libri rari della città.

E poi i social media…

A circa vent’anni dall’emergere di questa subcultura newyorchese ma comune a tante altre metropoli del mondo, è esploso un trend dalla strada ai social e viceversa: oggi si dice “stooping” (dal verbo inglese “to stoop” che significa chinarsi) e indica la pratica di raccogliere da terra, chinandosi, mobili e oggetti di qualsiasi tipo che vengono lasciati appositamente per strada perché possano essere presi da chiunque voglia dar loro nuova vita.

Si tratta di una forma di upcycling organizzata dal basso, da una community di cittadini/e che segnalano sui social media, in particolare Instagram, cose in attesa di trovare nuove case.

Grazie al potere social, recuperare oggetti, piccoli come un libro o grandi come una libreria, è diventata un’azione collaborativa che unisce sempre più persone, che attiva di fatto la cittadinanza in un progetto collettivo di riciclo urbano.

A New York esistono diversi account su Instagram che pubblicano quotidianamente foto di oggetti abbandonati per strada, mappandoli. Il principale, il primo (nato dall’idea di una coppia di Brooklyn) e ancora il più attivo, è @StoopingNYC che da luglio 2019 ad oggi ha condiviso più di 16.000 post creando una community di oltre 400.000 follower.

Scrollando il profilo viene spesso da sgranare gli occhi, increduli davanti ad alcune occasioni davvero speciali come ad esempio queste adorabili poltroncine rosa. 

#Stooping

Sì, a volte capitano occasioni incredibili, mobili di modernariato intatti e oggetti vintage firmati, per qualche ragione scartati da qualcuno; e siccome il tempo è denaro, metterli per strada è il modo più semplice per liberarsene, soprattutto tramite la pratica social dello #stooping! Le segnalazioni (con foto, descrizione e geolocalizzazione) possono arrivare direttamente dai proprietari oppure dai passanti.

Se si raggiunge per primi l’indirizzo indicato, ci si può portare via un rifiuto a cui dare nuovo valore e con un semplice ritocco, se necessario, arredare in modo sostenibile e originale il salotto di casa, la sala riunioni d’ufficio, l’ingresso del negozio… E in ogni caso divertirci a riciclare in modo creativo ciò che per altri sarebbe diventata solo spazzatura!


Da New York a Milano e tante altre città d’Italia!

In un paio d’anni, questa forma di “street and social upcycling” è arrivata con gloria in tutta Europa rafforzando la tendenza del second hand anche nel mondo dell’interior design. E Milano è diventata subito la capitale italiana dello stooping.

L’idea di replicare la formula del progetto newyorchese, basato sulla condivisione social tramite Instagram, nasce nell’ottobre 2021 da Giulia e Sara, due studentesse universitarie fuori sede (dalla Toscana) che, oltre ad arredare la propria casa attraverso la pratica dello stooping, decidono di creare la community @Stooping_Milano che oggi, dopo un anno e mezzo, conta oltre 41.000 utenti, più di 3.000 post e tante storie di successo con un “prima” e un “dopo”, le storie di chi ha visto il potenziale di un rifiuto.

In seguito, ispirandosi all’esperienza milanese, nel giro di pochi mesi sono nate dal basso community locali in tante altre città italiane, e continuano a fiorirne… Complice la stampa che, da Elle Decor a Wired, ha raccontato il virtuoso caso meneghino che, di fatto, ha sollecitato un’immediata e importante risposta dalla cittadinanza. E così oggi esistono, ad esempio, anche @Stooping_Firenze da gennaio 2022, @StoopingTorino da febbraio 2022, @StoopingPisa da luglio 2022, @Stooping_Bolo, @Stooping.Roma e @StoopingPrato da novembre 2022.

Il motto più o meno è sempre lo stesso: quello che per te è un rifiuto, per altri può essere un tesoro!

Cosa ne pensi?

Ti è già capitato di dar via un oggetto o di recuperarlo in questo modo? Esiste una community dedicata allo stooping nella tua città? Magari potresti crearla proprio tu! 🙂


A cura di Elena Mazzoni Wagner | Be-A staff

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