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29 Ottobre 2023
Storie creative By
Abilmente Autunno 2024

Come sono diventata Artivista

“Questa è la maxi storia di come la mia vita è cambiata” – direbbe un vecchio amico. Mi chiamo Fabiana, sono un’artivista e questa storia non è solo mia, perché appartiene a tant3 di voi così come a tante delle nostre antenate.

Nel 2021, dopo anni da lavoratrice dipendente, ho aperto finalmente il mio posto felice, un piccolo universo colorato nel cuore di Agrigento. Ma dare vita a La Figheria è stato un percorso molto più lungo, fatto di tormenti, di ricerca di una strada che non si apriva mai e di tanta… tantissima insicurezza.

La Figheria - spille

La Figheria - Serpente

Come inizia:

Mi sono confrontata con moltissime forme d’arte, dal disegno al canto, dalla recitazione alla danza, teatro, musica, scrittura, eccetera… Ma c’erano due attività che svolgevo in modo quasi istintivo, che mi davano riparo: l’uncinetto e il ricamo. Attività, appunto, perché l’arte era altro.

Ma cos’è l’arte, se non libertà d’espressione?

Eppure è quello che per troppi anni ci è stato insegnato e che noi abbiamo interiorizzato, pensandoci come delle semplici esecutrici di una tecnica poco importante. Perché di fatto è questo che era il ricamo, una tecnica limitata alla decorazione di oggetti domestici, un’attività che tenesse impegnate le donne mentre gli uomini giocavano a farsi la guerra.

La Figheria - cazzini

Ma quella tela si rivelerà presto un supporto importantissimo per esprimersi, tanto quanto quella dei pittori. E l’ago diventerà presto uno strumento di scrittura altrettanto efficace. Prova ne sono i manifesti ricamati delle suffragiste (o suffragette), le prime a servirsi dell’arte del ricamo per le loro proteste.

Ed è qui che la strada di quelle donne si incrocia con la mia, che la loro consapevolezza diventa la mia e divora ogni senso di inadeguatezza. Quando ho scoperto che un filo poteva diventare tratto o forma, ho capito di avere in mano molto più di quello che stavo cercando.

All’improvviso avevo scoperto che il limite era solo culturale e che un uncinetto poteva ribellarsi a delle regole arcaiche che lo volevano elegante e “per bene”.

La Figheria - Artivista

Perché “La Figheria”?

Il nome arriva in un momento in cui mi rendo conto che non esiste un termine per definirmi. Chi lavora all’uncinetto non ha un’identità, diversamente da chi dipinge, suona, canta o recita. È lì che mi rendo conto che, in ogni caso, qualsiasi termine sarebbe risultato svilente e riduttivo, poco professionale. Era giusto concentrarmi su cosa avrei voluto creare e comunicare, piuttosto che sul mezzo che avrei utilizzato.

Volevo ribellarmi.

Mi ribellavo ai pregiudizi, ai tabù, ad una visione patriarcale dell’arte (e non solo). E mi ribellavo dunque ai nomi poetici che si richiedono ad un’arte antica, volevo ribellarmi agli schemi tutti uguali che internet ci offre, volevo ribellarmi ad un mondo di uomini definiti artisti e di donne che realizzano “lavoretti”. Dovevo sovvertire le regole, anche nel nome.

Un posto che offre opere fuori dagli schemi create da donne, da ARTISTE, un laboratorio femminista dove viene creato tutto questo non poteva che essere La Figheria.

Shopper ricamata da La Figheria - Artivista

Da Artigiana ad Artivista

Succede che grazie a La Figheria incontro persone bellissime, delle sorelle che comprendono senza troppi sforzi queste intenzioni e le arricchiscono di nuova consapevolezza. Succede che con queste sorelle fondiamo un’associazione femminista e meridionalista con sede in Sicilia, che si chiama Mala Fimmina.

E così succede che capisco che il termine “artigiana” non mi basta più.

La Figheria - Artivista - Fabiana


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