Close Search
Post image
22 Aprile 2024
Storie creative By
Abilmente Autunno 2024

Intrecci: la vocazione alla creatività

Pool genetico, esposizione a fattori ambientali, relazioni, esperienze, scelte. Tranquill*, non hai sbagliato pagina, parliamo proprio di creatività!

La ricetta per essere una persona creativa sembrerebbe lunga ed invece tutti questi elementi si mescolano alla velocità della luce, si fondono insieme, si integrano a vicenda creando il profilo multisfaccettato di ogni creativo e, dato che tutti noi creiamo in qualche modo qualcosa, di ogni persona.

Sfatiamo quindi un grandissimo mito, creativi ci si nasce. Sni. Creativi si può nascere. Ma lo si può anche diventare.

Mi presento, sono Ester e sono un’iperattiva creativa. Faccio mille cose, che a detta di molti non vanno forzatamente insieme. Faccio la psicologa, ma creo anche abiti e curo un mio profilo in cui cerco di diffondere un modo poco compulsivo e poco fast e quindi, ahimè, spesso fuori moda, di acquistare abbigliamento.
Ma alla creatività ci sono arrivata un passo alla volta, rispolverando le mie radici (pool genetico + esperienza + relazioni) e cercando di farle attecchire nella mia vita quotidiana (scelte + la vita che ti sprona).

Sono sicuramente nata creativa (genetica + predisposizione) ma non sempre e non da molto mi sono permessa di esserlo. Vi racconto quindi la mia storia, i miei intrecci, così che magari qualcun* di voi che mi legge, si senta in qualche modo coinvolt* e decida di accendere la scintilla sepolta e fumosa di creatività che da qualche parte balena dentro ognuno di noi.

Torniamo indietro negli anni ‘50 del novecento. Dalla Puglia, in fuga dal fidanzato possessivo e con una valigia in mano, Graziella, alias mia nonna paterna, imboccava la strada di una nuova avventura alla volta di Firenze. Non conosceva nessuno, ma conosceva qualcosa, l’arte della maglia. E che maglie. Presto fu assunta in un maglificio storico della zona e poco dopo, conosciuto mio nonno, fondarono il loro. Lei ufficio stile, lui tecnico. I maglioncini volavano svelti svelti verso numerosi paesi europei. La famiglia si allargava e la passione per la maglia, i filati di qualità e le cose fatte bene, come Dio comanda, è passato dai miei nonni a mio padre e da mio padre a me.

Il maglificio fu venduto e nessuno, né mio padre né i miei zii, intrapresero la medesima strada, ma ricordo nitidamente i bottoni in madreperla, quelli con il retro rugoso e più scuro, che se ne stavano tutti impilati nei loro barattolini sugli scaffali, le rocchette di filati, le buste con il nome del maglificio. Mio padre ancora oggi usa maglioni realizzati negli anni ‘70, neanche un filo sciupato, belli come nonna li aveva fatti cinquant’anni fa.

A questo background sommate bisnonne e zie sferruzzatrici ad uncinetto professioniste, una tata super creativa e, soprattutto, dei genitori che mi hanno lasciata libera di sperimentare e creare ciò che volevo.

Tuttavia, non sempre essere esposti alla creatività è sufficiente per permettere a questo flusso di idee colorate di sfociare in qualcosa di pratico, liberamente. Io ho sempre creduto che la creatività fosse il mio passatempo, ho imboccato la strada della psicologia ed ho creduto che facendo questo lavoro non potessi essere altro, che le cose non combaciassero. Fare la psicologa e cucire vestiti? Fare la psicologa e tingere tessuti? Mmmmm. Non mi quadrava.

Non mi permettevo di essere entrambe le cose, socialmente non sembravano essere due lavori che potessero andare di pari passo.

Poi è arrivato il diabete, di quelli belli tosti. Ho dovuto ridurre le ore di lavoro e stressarmi meno. Poi è stata la volta del Covid. Le ore a disposizione erano molte ed in casa non mancavano di certo i materiali per impiastricciarsi le mani. Ho iniziato con qualche borsa, ho tinto qualche tessuto e ne ho parlato con la mia psicologa.

Era così sbagliato essere artista e psicologa allo stesso tempo? Una delle due cose avrebbe rubato spazio ed energie all’altra?

Ebbene, fare vestiti è divenuto il mio piccolo spazio felice, quello in cui cucio abiti che mi rispecchiano, leggeri, dai colori tenui e senza pensieri.

Abito fatto a mano di colore neutro

 

Dedicare del tempo alla propria personale dimensione di accrescimento, che si tratti di cucire, scrivere, lavorare con la ceramica e chi più ne ha ne metta, è un investimento enorme per il proprio benessere. Creare è una forma di autosoddisfazione, arricchimento. L’energia scorre dalla mente alla mani, scivola fuori dalle dita ed esplode in scintille di creatività.

Se non sei nat* creativo, magari lo hai imparato dalle tue esperienze di vita, hai riconosciuto questa peculiarità in altre persone e te ne sei fatt* ispirare. Magari è da un po’ che rimugini sull’acquistare o meno quei ferri da maglia, quei gomitoli colorati ed accattivanti, quella metratura di stoffa che già vedi volteggiare in una gonna.

Insomma, non importa se sei già o vorresti essere una persona creativa. L’importante è prendere il coraggio in mano ed iniziare da una piccola cosa. Un filo di perline, un pennello e qualche acquarello.

La scoperta della creatività è come il letto di un fiume in secca: una goccia di pioggia dopo l’altra, ed il fiume strariperà facendoti volteggiare fra mille idee ed immagini da concretizzare.

Spero di averti trasmesso almeno una piccola parte di come mi sono sentita nel mio percorso di riacquisizione della mia sfera creativa. Inoltre, spero che anche tu, come me, abbia la possibilità di esprimerti creativamente.

A presto,

Ester.

Vuoi condividere questo articolo?

PHP Code Snippets Powered By : XYZScripts.com