Dear Jane, l’arte del quilt dal 1863
Oggi vogliamo raccontarvi una storia che ci ha veramente entusiasmate, tenendo conto che io (Elisabetta) e Daniela sappiamo ben poco di quest’arte… Sicuramente, invece, chi è appassionato di patchwork e quilt conosce perfettamente la storia della trapunta “Dear Jane”.
Noi l’abbiamo appresa da poco chiacchierando con due carissime amiche, Mary e Giulia che, da tantissimi anni, si dedicano con passione e creatività all’insegnamento e perfezionamento della tecnica del patchwork americano.
Ma chi è Jane?
Jane Stickle è stata un’artista americana (1847-1896) che nel 1863 ha realizzato una trapunta (ovvero un quilt) in lino e cotone composta da 5602 pezzi, suddivisi in 169 blocchi da cinque pollici, più un bordo smerlato composto da 52 triangoli, tutti diversi tra loro.
Per questo quilt che continua ad ispirare i “quilters” di tutto il mondo, Jane ha utilizzato tante fantasie di tessuti diversi; ogni pezzo appare una sola volta, non si ripete mai nessun disegno; alcuni blocchi sono disegni tradizionali ma per la maggior parte sono stati ideati dall’artista.
Nell’ottobre del 1863 il quotidiano Bannington Banner riferì che Jane Stickle aveva vinto un premio alla fiera agricola della contea, per una sua trapunta. Il giornale riportava anche che la signora Jane era invalida e che, costretta a letto, desiderava fare qualcosa per ammazzare il tempo e quindi mise insieme questa trapunta.
Ma perché “Dear Jane”? Ovvero, “Cara Jane”?
Così iniziano una serie di lettere a lei indirizzate e scritte da Brenda Manges Papadakis circa la vita e le vicende nel XIX secolo, dove lei stessa approfondisce la storia, i diritti delle donne e la guerra civile attraverso le sue lettere emotive a Jane.
Dear Jane, il libro
Nel 1996, Brenda Manges Papadakis pubblica il libro Dear Jane, suscitando un interesse globale per questa trapunta da parte dei moderni quilters. Grazie a questo libro, l’opera di Jane Stickle si sparge in tutto il mondo e ancora oggi molte persone creative (come il gruppo Dear Jane di Vicenza) continuano ad ispirarsi ai particolari del famoso capolavoro.
Insomma, il Dear Jane è il Patchwork con la “P” maiuscola, così la pensano anche Mary e Giulia.
Il “Dear Jane” ti insegna tutto, dice Mary: “Ogni blocco ed ogni triangolo va osservato, misurato, pensato e progettato. Non ci sono istruzioni scritte, solo foto raccolte da Brenda nel suo libro. Ogni quilters interpreta a modo proprio la realizzazione, utilizzando per ogni blocco più tecniche appartenenti al patchwork.”
Il “Dear Jane” è quindi una sfida.
Nel 2018, Mary e Giulia hanno proposto ad un gruppo di amiche appassionate di patchwork, di realizzare insieme questo progetto. Ognuna ha così scelto i tessuti in base ai propri gusti per dare vita al proprio Dear Jane.
Dopo 5 anni di lavoro molte di loro sono arrivate a concludere la propria trapunta, dimostrando anche a se stesse che non basta solo la passione, ma ci vuole pazienza, determinazione e condivisione. Con questo obbiettivo finale, Mary e Giulia hanno sempre cercato di supportare le amiche di “Jane”, cosi’ come loro le chiamano e i risultati sono stati entusiasmanti.
Maria Angela, una di loro, dice: “È stata una grande soddisfazione arrivare a concludere questo progetto, a volte mi chiedo se veramente sono stata io a farlo. Ora ne farei addirittura un altro.”
Abbiamo chiesto a Mary e Giulia quale fosse ora il loro desiderio.
“Il nostro obiettivo ora, è di rifinire i Top cuciti con una bella quiltatura, meravigliosamente indispensabile. Inoltre ci piacerebbe poter esporre i nostri amati “Dear Jane” per divulgarne la storia a chi non la conosce. Sarebbe bello arrivare anche al cuore di chi è esperto come il pubblico di Abilmente Vicenza, sempre così attento alle arti manuali e disposto ad emozionarsi di fronte a questi capolavori”.
Ecco, grazie al racconto di Mary e Giulia, anche noi che non conoscevamo nulla di questo mondo, abbiamo potuto assaporare e gioire di questa arte che ha le sue radici nel passato e che grazie a chi si appassiona, può continuare a vivere tramandando tradizioni che purtroppo tendono ad essere dimenticate.
E per concludere è proprio vero il detto che “non si finisce mai di imparare”, dalla storia, dai nostri antenati, dalle tradizioni. Queste ultime ci permettono di creare delle ricorrenze per riscoprire sensazioni, riflessioni, conoscenze, esperienze, fino a scoprire nuove tradizioni che ancora non conosciamo.
Riferimenti:
- Gruppo Facebook Dear Jane Vicenza: www.facebook.com/groups/159668141474746
- Giulia: www.quiltlovestudio.com
Vuoi condividere questo articolo?