Il ricamo, una bellissima terapia: segui il filo che porta a te!
É stato ormai cinque anni fa che ho deciso di dedicarmi al meraviglioso mondo del ricamo non solo come hobby. Come sta andando? Decisamente bene, devo dire. A questa tecnica devo personalmente molto poiché, sembrerà stupido da sentir dire, mi ha sollevata da periodi grigi tendenti al nero.
L’approccio iniziale al ricamo era quello di una ragazzina che ci teneva a voler personalizzare i propri abiti con semplici disegni quasi sempre insignificanti senza mai rendersi conto del potenziale magico che hanno un ago e del filo.
Con gli anni poi cambi e così anche le cose intorno a te cambiano, cresci e senti una forte necessità di esprimerti, magari con l’abbigliamento, magari con colore e taglio di capelli oppure parlando a se stessi. Quest’ultimo è il mio caso.
Quante cose avevo da raccontarmi, quanti pensieri che ancora non avevano nomi! La mia mente era come un gigante gomitolo completamente ingarbugliato. E da quel momento, pian pianino ho iniziato ad usare quel filo disordinato per raccontarmi.
Tu stai in silenzio, parli attraverso il filo, un filo che da’ un colore, un peso e una direzione ai tuoi pensieri, ai tuoi ricordi. Solo così tutto inizia ad avere un ordine.
La necessità di doversi confrontare con se stessi e il tantissimo tempo che richiede un ricamo sono la combo perfetta per uscirne, una volta concluso il processo, diversi, mutati. Era come se appesantendo quel “foglio” io mi alleggerissi.
Ho iniziato a scrivere tantissimo, a ricamare volti, cornici e sensazioni e sentivo di essere totalmente rispettata in quel che ne usciva, nel prodotto finito. È da qui che ho capito che avrei sempre usato questa meravigliosa tecnica per parlarmi e per parlare al mondo.
Poi, quando ho percepito che ciò di cui parlavo poteva essere un sentimento oggettivo, ho capito che l’idea di parlare di sensazioni, emozioni attraverso i miei ricami mi faceva stare bene perché c’era chi si riconosceva in tutto questo e mi ringraziava perché non ci si sentiva più tanto soli.
Mi sentivo autentica, compresa ed accolta dal mondo esterno, quello che per molte volte invece mi aveva preso a schiaffi. Ed è così che ho iniziato il mio percorso sapendo che il fine ultimo era anche quello di dar voce, dare immagine, a pensieri universali.
Se hai la voglia di intraprendere una carriera creativa, come la mia, ti chiedo di mostrarti per quello che sei, di parlarci di quello che fai e di quello che stai vivendo. Non credere sia necessaria una conoscenza tecnica, parti dando libertà alle parole, alle immagini, sarà come una scrittura automatica che faticherai a fermare.
In questo mondo segnato dalle tendenze, dalle mode, dal fiume di influenze varie e omologate cambia strada, non seguire quella sul “navigatore”, rielabora il percorso seguendoti. Non subiamo e riproduciamo passivamente quel che ci circonda, troviamo ispirazione in noi, vi assicuro, ne vale ampiamente la pena.
Segui il filo che porta a te!
Vuoi condividere questo articolo?