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28 Maggio 2024
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Vita da costumista: lavorare dietro le quinte

Non avevo mai preso in considerazione l’idea di lavorare dietro le quinte, e invece l’ho fatto per diversi anni: prima come sarta costumista per villaggi turistici, e poi come sarta per il teatro.

Era marzo 2015 quando sono partita con il ruolo di sarta e costumista per la stagione in un villaggio in Egitto, a Sharm El Sheikh.

Una costumista, di norma, è colei che decide gli abiti di scena in collaborazione con il direttore artistico: sceglie le stoffe, cuce i vestiti, li ripara, gestisce il backstage e i cambi di costume dei ballerini. In realtà, le mansioni da svolgere sono diverse a seconda del ruolo in cui si trova, che sia essa responsabile di costumeria oppure no.

Le capacità che deve avere una costumista sono le seguenti: organizzazione, pazienza, tempismo e attenzione, velocità, capacità di lavorare sotto pressione.

Deve inoltre saper gestire il tempo e il lavoro in completa autonomia, ma sapersi anche rapportare e confrontare con tante persone diverse.

Ti faccio un esempio, raccontandoti la mia giornata tipo dietro le quinte. Considera che in villaggio mi veniva chiesto anche di fare animazione, quindi le giornate non erano mai uguali. C’erano però delle mansioni che si ripetevano ogni giorno.

Al mattino sistemavo la costumeria, che si trovava dietro al palco, piegando e/o stirando i vestiti e riordinando i camerini. Dopodiché preparavo i costumi per la serata: ogni camerino doveva avere i propri cambi in ordine, con tutti gli accessori, seguendo la scaletta dello spettacolo.

Poi andavo in sartoria, dal sarto Mohamed, con cui collaboravo per creare i costumi di scena. Di norma riparavamo abiti, ma se c’era da creare uno spettacolo (per es. Aladdin) lavoravamo giorno e sera su decine e decine di costumi sfavillanti.

ballerine che danzano su un palco con vestiti bianchi a tema Aladin

 

Dopo una brevissima pausa pranzo mi recavo nel backstage per vestire gli animatori per il passaggio in spiaggia: i costumi si sceglievano in base alla serata: Michael Jackson, Elvis, cabaret…alcuni dei tanti esempi.

Alle 15.00 andavamo tutti in spiaggia o in piscina per ballare la sigla.

Qui, se avevo tempo, mi mettevo a parlare con qualche ospite invitandolo alla serata.

Il pomeriggio, invece, era solitamente dedicato alle prove costumi: ballerini e animatori venivano in sartoria per provare i costumi dello spettacolo e noi dovevamo adattarli in base alle misure.

Prima di cena invitavo tutti a fare il check costumi: ognuno doveva controllare la scaletta e i costumi in base al proprio ruolo.

La cena era un’altra corsa contro il tempo: dovevo preparare i vestiti per l’entrata al ristorante, dove gli animatori accoglievano gli ospiti, e truccarli in base al costume.

Ricordo di una volta che per la serata a tema egizio abbiamo deciso di vestire un animatore da mummia ricoprendolo di teli bianchi dalla testa ai piedi… Non riusciva a camminare e abbiamo dovuto portarlo sulle spalle con una barella! Che risate…

La sera arrivava il mio momento preferito: lo spettacolo! Assegnavo un animatore ogni due ballerini per aiutarli con i cambi velociEd erano sempre risate e ansia da prestazione! Il coreografo, Mask, era un ragazzo russo, e quando si arrabbiava faceva tremare tutto il backstage! Ma era davvero troppo divertente correre da una parte all’altra a cambiare chi era di scena.

Ogni tanto si rompeva un costume durante la serata e…vai di ago e filo! Sempre pronti.

Persona travestita da Aladin con vestito azzurro e sarta che sistema vestito nel backstage dello spettacolo
Il dietro le quinte del lavoro di sarta e costumista

 

A Sharm mi occupavo anche della serata in discoteca, e quindi altri costumi e altri trucchi….

Poi mi vestivo anche io e andavo a ballare un paio d’ore, sfinita ma felice di poter staccare un po’ la testa dalle stoffe!

La serata finiva intorno alle 2.00 e io mi mettevo a sistemare il backstage e la costumeria per non ritrovarmi il caos l’indomani…

Insomma, mi ritiravo alle 4.00 del mattino e mi svegliavo alle 8.00 morta di sonno! Beh, avevo 21 anni e non ero mamma 😉

Per questo dico, bisogna avere una predisposizione a lavorare sotto stress nei villaggi…

C’è da dire che le regole cambiavano da villaggio a villaggio e da agenzia ad agenzia. Non sono tutti così esigenti!

Cosa ho imparato?

Questo lavoro mi ha permesso di cambiare prospettiva sul mondo.

Ha fatto uscire il mio lato creativo ma soprattutto il mio lato estroverso. Ho conosciuto gente davvero interessante: animatori, ballerini e attori (anche famosi in teatro) provenienti da tutto il mondo.

Ogni giorno era una sfida diversa.. E in villaggio la cosa più bella era sicuramente la possibilità di lavorare al mare…(nel giorno libero non esistevo per nessuno!)

Inoltre lavorare in questi contesti mi ha permesso di attivare l’ingegno, creando costumi meravigliosi con budget limitati.. E questo mi ha portato poi a risolvere sfide più grandi in ambito sartoriale con molta più facilità.

Perciò, sì, se stai pensando di partire per il villaggio…Fallo!

È una scuola di vita potentissima.

P.S. oggi mi occupo di corsi di cucito, refashion e riparazioni sartoriali.

Cercami su Instagram come Cuciiltuostile.

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