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La Biennale di Venezia è il Luna Park dell’arte?

Hai mia visitato La Biennale di Venezia? C’è chi la definisce ‘il luna park dell’arte’. Espressione curiosa per una delle più importanti esposizioni internazionali d’Arte, non trovi?

A ben pensarci, devo ammettere che questa Biennale 2022, la cinquantanovesima, mi ha in qualche modo riportato alla mente proprio questa definizione.  Più che un Luna Park con giostre e zucchero filato, mi ha ricordato i Freak Show, spettacoli in voga principalmente negli Stati Uniti a partire dal XIX secolo, in cui si esibivano persone con aspetto (per allora) insolito o anomalo, perché quasi sempre affette da rare malformazioni fisiche o malattie.

Il motivo di questa curiosa analogia? Ora te lo spiego.

Barbara Kruger

Il latte dei sogni

Questo il titolo della Biennale d’Arte 2022, la prima edizione visitabile in presenza dopo la pandemia. Per la prima volta, la mostra è stata curata da una donna italiana, Cecilia Alemani, che si è ispirata al libro di favole “Il latte dei sogni”, scritto e illustrato dall’artista surrealista Leonora Carrington, per titolo e mood dell’esposizione.

Ora, tutto si può dire di questo libro, tranne che sia un libro di favole per bambini (anche se lei lo ideò proprio per i suoi figli). Se fai una rapida ricerca on line, ecco cosa troverai: una galleria di personaggi onirici, grotteschi, surreali, a tratti inquietanti. Dei freaks, per l’appunto.

E proprio così mi viene da definire anche questa cinquantanovesima esposizione internazionale dell’arte di Venezia: onirica, inquietante, magica, fiabesca, a volte disturbante. Ancora una volta, freak.

Ma anche e soprattutto femmina.

Biennale di Venezia
Il femminile in alcune opere esposte in Biennale

La Biennale delle artiste

Su 213 artisti, 191 sono donne: ecco che la femminilità pervade tutta l’esposizione. Una femminilità senza veli, in tutte le sue sfumature, dalle più ironiche alle più inquietanti. Ce n’era bisogno?

Sì, ce n’era bisogno: il maschilismo esiste anche nel mondo dell’arte contemporanea, seppur ci venga descritto come libero e paritario. Ci voleva proprio una donna per raggruppare e portare all’attenzione internazionale così tante e talentuose artiste.

La Biennale dell’arte “tangibile”

Altra macro caratteristica di questa Biennale dell’arte 2022 è sicuramente lo switch dalla videoarte, di cui avevamo fatto indigestione in tutte le ultime edizioni dell’Esposizione, all’arte intesa in senso più classico: dipinti e disegni, sculture con ogni tipo di materiale, arazzi cuciti a mano, installazioni. Insomma, finalmente non più una lunga sequela di stanzette buie e claustrofobiche in cui passare ore a guardare video, ma opere da “gustare” con tutti i sensi.

arte tangibile
Opere d’arte “tangibili”

Consigli utili prima di visitare la Biennale d’Arte

Dopo tutta questa introduzione (che già dovrebbe averti fatto venire gran voglia di vederla) e prima di dirti cosa mi ha personalmente colpito, eccoti alcune informazioni sulla Biennale:

  1. Hai ancora tempo, ma non moltissimo, perché chiude il 27 novembre (guarda le previsioni meteo in anticipo per evitare i giorni di pioggia, perché ci sono molti tratti da fare all’aperto);
  2. Il costo intero del biglietto che permette 1 solo ingresso sia ai Giardini che all’Arsenale è di € 25.5, per gli studenti-under 26 € 16.5 e per gli over 65 € 20.5;
  3. Se vuoi dormire a Venezia devi muoverti con largo anticipo sulle prenotazioni (a meno che tu non abbia la fortuna di conoscere qualche veneziano autentico che ti ospita);
  4. Sono necessari scarpe comode e borraccia, che l’acqua a Venezia vale come l’oro!
Biennale di Venezia
Alcune delle opere dell’Arsenale

L’Arsenale

Premetto che la Biennale d’Arte, proprio per il suo essere un “Luna Park”, o per dirla in modo più elegante, molto ricca di opere da vedere e su cui riflettere, necessiterebbe di più giorni di visita. Ma un po’ che non si ha mai tanto tempo, un po’ i costi proibitivi di Venezia, io in genere dedico un giorno intero all’Arsenale e un altro ai Giardini. Totale due giorni, cioè un week-end. Anche se così purtroppo mi perdo tutte le mostre contingenti sparse per la città di Venezia.

Partiamo dall’Arsenale, dunque: all’ingresso scoprirai subito la vincitrice del Leone d’oro di questa Biennale 2022, Simone Leigh, che ritroverai anche ai Giardini nel padiglione USA interamente dedicato all’artista afroamericana. Simone Leigh è famosa per i suoi giganteschi busti in bronzo femminili, opere che indagano il significato di identità, schiavitù, immigrazione, cura e bellezza delle donne africane.

opera di Simone Leigh
Simone Leigh

Dopo di che, ecco 10 opere che mi sono piaciute nelle prime sale dell’Arsenale che attraverserai:

  1. Le sculture giganti antropomorfe in terracotta di Gabriel Chaile;
  2. Il femminile illustrato dalla brasiliana Rosana Paulina;
  3. Le creature fantastiche dipinte da Felipe Baeza;
  4. I quadri dell’artista indigeno Jaider Esbell;
  5. Le enormi bandiere vudù di Myralande Constant;
  6. Le illustrazioni a fisarmonica di Sandra Vàsquez de la Horra sulla maternità;
  7. La coloratissima scultura di Niki de Saint Phalle;
  8. Il video super creepy sulla famiglia di Diego Marcon;
  9. Gli enormi trofei realizzati con scarti di pelli e stoffe di Tau Lewis;
  10. La mitica e intramontabile Barbara Kruger (la cover di questo post).
opera di Okoyomon
To See the Earth before the End of the World di Precious Okoyomon

A questo punto dell’Arsenale avrai già anche tu la sindrome di Stendhal, quindi respira a fondo e goditi la sensazione di pace che proverai percorrendo con calma l’installazione di Precious Okoyomon. Poi esci nel cortile e vai direttamente a vedere l’altra incredibile installazione dell’Arsenale, l’opera dell’artista saudita Muhannad Shono ‘The Teaching Tree‘. E’ una grande struttura organica, lunga 40 metri e costituita da fronde di palma dipinte di nero e animate da componenti pneumatiche. Una sorta di gigantesco tratto di inchiostro a pennello che fende l’aria, oppure una creatura magica, per chi è più incline al fantasy. Proseguendo, non perderti assolutamente l‘ipnotico video di Wu Tsang collocato sotto le capriate delle Gaggiandre, uno dei luoghi più suggestivi dell’Arsenale (dura ore, quindi purtroppo non potrai vederlo tutto).

Se sei proprio stanchissimo e già pensi a quando finalmente ti leverai le scarpe in albergo, ti consiglio comunque di non uscire dalla Biennale senza aver visto il Padiglione Italia, proprio davanti alle Gaggiandre. Lì troverai Storia della Notte e Destino delle Comete, un’opera di Gian Maria Tosatti: è un racconto poetico in due atti che narra del difficile equilibrio tra Uomo e Natura, tra sogni ed errori del passato e le prospettive incerte del futuro che ci attende.

I Giardini

Dopo una serata di spritz e cicchetti per ricaricarsi, è il momento di visitare i Giardini. Ti dico subito il padiglione che, per deformazione personale, ho amato di più: il padiglione del Belgio. Lo trovi subito entrando alla tua sinistra, sul viale che porta al Padiglione Centrale. Tu mi dirai: “Ma non avevi detto che i video alla Biennale ti avevano stufato?”. Sì, perché il padiglione dal titolo The Nature of the Game raccoglie un’unica opera dell’artista belga Francis Alys, costituita da video in loop che l’artista ha girato in giro per il mondo. Oggetto di questo video: i giochi dei bambini, inventati con quello che si trova e con tanta immaginazione. Pura poesia. Ammetto che in questo caso sono rimasta nel padiglione per tantissimo tempo, ipnotizzata dai video e assorbendo la gioia e l’energia che possono produrre solo i bambini quando sono intenti al gioco di gruppo. Un balsamo per il cuore.

opera di Francis Alys
Francis Alys, la gara delle chiocciole

Potresti pensare di aver visto abbastanza, ma ecco i 7 Paesi di cui non puoi perdere i relativi padiglioni ai Giardini:

  1. Danimarca con la favola black-green “We Walked the Earth” di Uffe Isolotto;
  2. Corea e le inquietanti creature robotiche pulsanti di Yunchul Kim;
  3. Brasile con la riflessione sul linguaggio di Jonathas de Andrade;
  4. Ungheria per le sculture di Zsófia Keresztes;
  5. Austria: sono grande fan delle artiste che espongono, Jakob Lena Knebl e Ashley Hans Scheirl;
  6. USA, perché espone Simone Leigh, la vincitrice del Leone d’oro di questa Biennale 2022;
  7. Polonia interamente ricoperto dagli arazzi cuciti dall’artista polacca di origini rom Małgorzata Mirga-Tas;
Biennale di Venezia
Alcune delle opere dei Padiglioni

Il padiglione centrale

Anche se probabilmente a questo punto dei Giardini sarai sfinito, ti manca ancora lui… il Padiglione Centrale. Quello per intenderci dove c’è anche il book-shop e il bar. L’accetta coloratissima infilzata in una delle colonne dell’ingresso rispecchia in pieno il mood di questa Biennale dell’arte di cui ti ho parlato ad inizio articolo. Dentro il Padiglione centrale, in cui io mi perdo sempre, troverai la stessa densità di opere d’arte dell’intero Arsenale. Lo ammetto: ci vorrebbe un giorno solo per questo Padiglione. 

E allora per chiudere questo lunghissimo articolo ti consiglio soltanto di non perderti il progetto fotografico “Mama” dell’artista polacca Aneta Grzeszykowska. Non ti svelo nulla, perché ti rovinerei l’impatto delle sue fotografie. Ti dico solo che al centro del suo progetto c’è la maternità, e che questo tema, essendo una Biennale “femmina”, viene trattato da diverse artiste, e quasi mai in chiave sentimentale, piuttosto il contrario. Se questo ti turba, questa forse non è la Biennale per te.

Ti ho incuriosito abbastanza? Spero di sì! Se dovessi visitarla, condividi con me le tue impressioni! Mi interessa la tua visione, perché ognuno legge nelle opere d’arte contemporanea qualcosa di diverso e personalissimo!

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