Patchwork dal mondo: un viaggio creativo attraverso le culture
Il patchwork è molto più di una tecnica per “cucire assieme delle pezze“: è una forma d’arte tessile che riflette la cultura e la storia del luogo da cui proviene, offrendo un inedito approccio per esplorare il mondo attraverso filo e tessuto.
Dopo la guida sul patchwork, oggi ti porto in viaggio alla scoperta dei diversi stili del patchwork globale.
Per farlo, mi avvarrò della speciale consulenza di alcune esperte in materia. Te le presento subito:
- Elina Lusis-Grinberga, artista tessile lituana
- Tiziana Veronesi, delegata internazionale di Quilt Italia
- Rosetta Corbetta, socia di Quilt Italia
- Ramona Conconi, artista tessile svizzera
Patchwork dal mondo
Ogni stile di patchwork riflette la storia, la cultura e le tradizioni del popolo che lo ha sviluppato. Di seguito una selezione di alcuni tra i principali stili di patchwork nel mondo.
Patchwork giapponese
Una delle forme di patchwork tra le più raffinate e apprezzate a livello internazionale. In Giappone, il patchwork del Boro Sashiko è una tecnica tradizionale con cui i tessuti di recupero e rattoppi (i Boro) utilizzati per riparare e rinforzare stoffe o indumenti come i kimono, vengono cuciti insieme con punti decorativi (tecnica di ricamo Sashiko) di tonalità chiara, a contrasto su tessuti indaco o blu scuro. Visivamente, il punto Sashiko ricorda il punto di imbastitura o punto filza.
L’Atarashi è un’altra tecnica giapponese di patchwork, una sorta di “origami” fatto con il tessuto, viene infatti chiamato anche “Folded quilting”. Formato da pezzi di stoffa rotondi e quadrati incastonati l’uno sull’altro, ogni blocco è double-face.
Patchwork americano
Negli Stati Uniti, la storia del patchwork si lega a quella del primo periodo coloniale, quando le donne si riunivano per cucire insieme delle trapunte. A quest’epoca risalgono i primi motivi classici del quilt come il “Log Cabin“, il “Flying Geese“, il “Nine-Patch“, il “Star“, il “Double Wedding Ring“… che rappresentano la vita domestica e i legami familiari.
Negli Usa, il patchwork è spesso associato alla comunità Amish: disegni sobri ma eleganti che riflettono una tradizione rurale semplice e modesta.
Patchwork all’inglese
Nell’English Paper Piecing (EPP) piccoli pezzi di carta vengono utilizzati come sagome per tagliare e cucire insieme pezzi di stoffa. Questa tecnica permette una grande precisione e la creazione di motivi complessi come le stelle, gli esagoni, il “Grandmother’s Flower Garden“. È un metodo popolare tra le quilter che amano lavorare a mano e portare i loro progetti ovunque vadano.
Patchwork coreano Jogakbo
Nella tradizione coreana esistono dei tessuti, dalla forma tipicamente quadrata e solitamente in seta, utilizzati per confezionare alimenti o regali, chiamati bojagi. Quando vengono realizzati unendo tessuti diversi con la tecnica del patchwork, i bojagi prendono il nome di jogakbo.
Kantha indiano
L’India, con la sua ricca tradizione tessile, nelle regioni orientali offre una versione unica del patchwork, il Kantha. Consiste in cuciture semplici e ripetitive con punti lunghi e visibili, spesso con motivi di animali, fiori e figure umane.
Altra variante è il Ralli, diffuso in Pakistan e in India. Questi quilt presentano motivi vivaci e complessi creati con pezzi di tessuto colorati.
Altra tecnica è il Kawandi. Qui ci spostiamo tra l’Africa e l’India: questa era la tecnica diffusa tra i discendenti degli schiavi africani deportati in India che realizzavano materassini e trapunte colorate con una tecnica applicata, fissando le toppe in posizione con linee di punto schiena o punto corsa, fino a quando l’intero sari che fungeva da base non veniva coperto. I punti aggiungono un “ritmo” distintivo che è considerato come la “firma visiva”. Ad ogni angolo della trapunta vengono cucite una o più patch quadrate piegate, che formano un triangolo chiamato phula, o “fiore”.
Patchwork Kente dell’Africa Occidentale
Il Kente è un tessuto tradizionale dell’Africa occidentale, particolarmente diffuso nel Ghana. Originariamente tessuto a mano intrecciando fili di seta e cotone, il Kente è noto per i suoi vivaci colori e i motivi geometrici complessi dal forte valore simbolico. Anche se non è patchwork nel senso tradizionale del termine, l’assemblaggio dei vari motivi e colori per creare un pezzo unico ricorda molto il lavoro di patchwork. Ogni combinazione di colori e motivi ha un significato specifico, spesso legato alla storia, alla politica e alla spiritualità della comunità.
Molas americana
Nell’America Centrale, a Panama, dalla tradizione degli indios, arriva la Molas, una tecnica di patchwork dai colori brillanti che consiste nel creare dei bassorilievi con pezzi di stoffa sovrapposti e successivamente intagliati. Una tecnica che ci fa conoscere Elina Lusis-Grinberga, artista tessile lituana che ce ne mostra un esemplare da lei collezionato e che proviene dal Perù.
Giro del mondo col patchwork
Rosetta Corbetta, socia di Quilt Italia, ha girato il mondo grazie al patchwork, dagli Stati Uniti al Messico, dal Giappone al Vietnam, all’Isola della Réunion nell’oceano Indiano, vicino al Madagascar, solo per citare alcuni degli stati e continenti che ha visitato per scoprire altri stili e tradizioni di quest’arte tessile così versatile.
Ci testimonia come negli Usa – dalla costa ovest a quella est, da San Francisco a Boston, così come a Tacoma, più al confine con il Canada – il patchwork contemporaneo si traduce in opere molto moderne, con trapuntatura a macchina, così come ha potuto documentare nei suoi viaggi in Europa e in Francia, in Val d’Argent, che ospita annualmente uno degli appuntamenti imperdibili per gli appassionati: il Carrefour Européen du Patchwork.
«A definire lo stile molto spesso è il tessuto di partenza – spiega Rosetta -. Il Giappone ha delle meravigliose stoffe locali. In Vietnam si usa prevalentemente la seta, lavorata con una tecnica tradizionale, qui ho potuto ammirare molti lavori con l’appliquè. Sull’isola della Réunion stoffe coloratissime, dallo stile africano, cucite esclusivamente a mano, col metodo del caleidoscopio: rimanendo sulla stessa parte del disegno, tagli e disponi il tessuto a cerchio, traslandolo, in un gioco di colori. Anche in Messico è il colore a dettare lo stile, con pattern geometrici a ripetizione».
Nuove frontiere del patchwork globale
In un mondo sempre più globalizzato, è naturale che i confini sfumino e le tecniche tradizionali del patchwork risentano di reciproche contaminazioni. A ciò va aggiunta l’influenza della tecnologia, intesa ad esempio come macchine che consentono lavori di quiltatura inimmaginabili a mano.
Tiziana Veronesi, delegata internazionale di Quilt Italia, commenta a braccio le tendenze attuali: «Nel patchwork moderno si tende a curare di più l’aspetto cromatico. Per questo si preferisce la tinta unita abbinata a un taglio libero; a differenza del patchwork tradizionale dove sono più comuni le fantasie, magari dai richiami country, abbinate a motivi classici di cucitura. Si cura di più anche l’effetto tridimensionale, di profondità. La trapuntatura ormai è fatta quasi sempre a macchina. Nonostante sia tra i paesi più tecnologicamente evoluti, in Giappone nel patchwork si usa ancora la cucitura a mano, si lavora in piccolo e i tessuti sono tinti a mano con la tecnica dello shibori».
Dell’importanza sempre più centrale del tessuto nel patchwork contemporaneo ci parla anche Ramona Conconi, artista tessile svizzera: «Le artiste più evolute non comprano più i tessuti, se li creano partendo dalla tela bianca. Li colorano, usando elementi naturali, se li stampano, per un controllo pieno di tutte le fasi del processo di lavorazione. Tipica nel patchwork più all’avanguardia è anche la commistione di tessuti molto diversi tra loro».
Sempre Ramona approfondisce la nuova frontiera del patchwork tridimensionale, già accennato da Tiziana: «Oggi la “trapunta” cede il passo a vere e proprie sculture di tessuto. Le magic box di Marta Anzolla sono un primo esempio base di patchwork tridimensionale. In Svizzera, dove abito, Heidi König crea delle vere e proprie opere tridimensionali a patchwork, a partire da una struttura interna rigida, che assomigliano a dei maxi lampadari».
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A cura di Gloria Cesarotto | Giornalista, blogger, podcaster e youtuber di Casa con Svista
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